Relazione Hans-Ulrich Bigler, Direttore Unione svizzera delle arti e mestieri usam
Fin dall’inizio, le imprese – rappresentate dall’Unione svizzera delle arti e mestieri (usam) – hanno combattuto con tutte le loro forze questo prelievo senza senso. Perché le aziende, in quanto persone giuridiche, dovrebbero pagare un cosiddetto prelievo per un servizio che non possono utilizzare? Sia gli imprenditori che i loro dipendenti pagano già la tassa sui media come privati nelle loro economie domestiche.
E signore e signori, è corretto dire che la tassa sui media è in realtà una vera e propria imposta, e non una tassa. Perché se le aziende come persone giuridiche, non possono ottenere il servizio, stiamo parlando di un’imposta, e non di una tassa o di un prelievo. Il Tribunale federale lo ha confermato chiaramente. Ricorderete che il Tribunale federale ha stabilito che l’IVA non può essere riscossa su un‘imposta. Grazie all’intervento l‘usam in parlamento, è stato successivamente deciso di restituire l’IVA ai contribuenti.
Un‘imposta può essere riscossa solo se c’è una base in tal senso nella Costituzione. Questo non è chiaramente il caso. Al momento del voto referendario, il Consiglio federale ha erroneamente parlato di «tassa di diritto speciale». Il Tribunale federale ha corretto questo solo poche settimane dopo il referendum per sua decisione. La tassa sui media è quindi anticostituzionale.
La tassa sui media non solo è anticostituzionale, ma contraddice anche il principio del diritto fiscale di evitare la doppia imposizione. Anche qualora l’imprenditore usasse i media SSR mentre lavora nel suo ufficio, avrebbe comunque già pagato questa tassa come privato. Solo che lui (o lei) potrebbe dover pagare un contributo infinitamente più elevato con la sua ditta, a seconda di quanto è alta la sua cifra d’affari nel settore in cui l’azienda opera.
Quale maggiore organizzazione ombrello dell’economia svizzera e rappresentante degli interessi delle PMI in particolare, l’usam ha ricevuto molte lamentele su questa tassa assolutamente esagerata, dopo l’arrivo delle prime fatture relative all’imposta sui media. Inoltre, anche il collegamento con la cifra d’affari non è pertinente e porta a massicce distorsioni. Un’autofficina, per esempio, pagava circa 218 franchi all’anno per la ricezione radio in officina o perché i veicoli di proprietà dell’azienda avevano un’autoradio. Con la tassa sui media basata sulla cifra d’affari, la stessa azienda che fa 20 milioni di fatturato l’anno pagherà ora quasi 6.000 franchi, circa 26 volte tanto, cioè un aumento del 2.650%. Ci sono molti esempi di queste distorsioni. In particolare, i più colpiti sono i settori con un fatturato molto alto, bassi margini, rispettivamente profitti e pochi dipendenti (esempi sono il commercio di metalli
preziosi, i commercianti, i venditori di automobili, ecc.). Inerente a questa problematica, è tuttora pendente un’iniziativa parlamentare del presidente dell’usam Fabio Regazzi, 19.482 «Escludere le PMI dalla tassa sui media».
Per l’usam è quindi chiaro: la tassa sui media per le aziende è ingiusta, anticostituzionale, del tutto esagerata e dovrebbe perciò essere abolita con l’aiuto dell’iniziativa SSR ora proposta.